Ecco qua un argomento interessante, starai pensando, perché in fondo, dietro qualsiasi professione ci sta necessariamente una retribuzione, sia che si lavori per passione, che per necessità.

Ma quando si parla di scrittori freelance, chiamali articolisti, chiamali writer, chiamali web content, qual è la tariffa giusta?

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Il problema mi è stato riproposto quando ho ricevuto questa mail:

Sono arrivato a questo blog seguendo diversi link e mi è piaciuto molto.

Se possibile vorrei chiederti un consiglio: ho cominciato per divertimento a scrivere alcuni articoli e ora mi si prospetta la possibilità di farlo per lavoro.

Solo che non ho idea di quali possano essere i prezzi per la stesura un articolo da inserire in un blog o nel caso in cui mi venisse chiesto di prenderne uno in “gestione”.

Non vorrei creare problemi ad altri che fanno questo lavoro e non vorrei essere fuori mercato perciò, se possibile, vorrei un tuo parere in merito.”

Una persona straordinariamente consapevole e corretta, perché diciamocela tutta, non sempre chi esordisce come scrittore web si chiede se offrendo i propri articoli per pochi centesimi possa di tirare giù il prezzo di mercato, tanto meno ci si preoccupa di “creare problemi agli altri”.

Dopo gli ovvi complimenti che andavano rivolti a questo lettore/scrittore a cinque stelle tu che gli avresti risposto?

Qual è effettivamente il prezzo giusto per un articolo web?

Chi esordisce in questo settore è probabile che abbia poca esperienza in fatto di prezzi anche perché l’iniziale emozione che si ha quando si riceve la prima commessa è di puro entusiasmo: qualcuno desidera che io, proprio io, scriva i testi che daranno vita alla sua pagina web? Wow!

Il secondo step è quello della consapevolezza: scrivere è una passione, ma diventa presto un lavoro, e dato che il lavoro va retribuito, lo scrittore freelance (stesso discorso si deve fare per qualsiasi rappresentante della categoria) deve definire il proprio prezzo, perché in tavola il pane va messo tutti i giorni, e le bollette, quelle sì che arrivano ogni mese, puntuali, puntualissime.

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Come definire la tariffa

Per quanto con il tempo le tariffe che proporrai saranno variabili ed elastiche, da definirsi a seconda dei casi, agli esordi bisogna averne una in mente, fissa e ben meditata, da proporre ad un cliente che richiede un preventivo.

Contribuiscono a creare il  prezzo che tu proponi per il servizio concesso una serie di elementi importanti:

  • tempo impiegato per la realizzazione del lavoro;
  • tempistica imposta dal cliente;
  • difficoltà del lavoro;
  • tasse;
  • esperienza;
  • la concorrenza;
  • tipologia di cliente che ti trovi davanti;

La personalissima tariffa al di sotto della quale io non scendo davvero mai è quella di 0,01 cent a parola che si trasformano sostanzialmente in 1 euro per cento parole, 2 euro per duecento parole e via dicendo. Una volta fissata la propria base l’obiettivo è quello di salire costantemente.

Tempo vs battute

Sono teoricamente due filosofie di pensiero agli antipodi, entrambe ben conosciute, per quanto dalle nostre parti vada per la maggiore la tariffazione a battute o a parole. Personalmente la preferisco anche io anche se, a mio parere, l’una non esclude necessariamente l’altra.

Ricordo che agli inizi mi fissai una tariffa che avrei voluto raggiungere per un ora di lavoro: si aggirava intorno alle 8/10 euro orarie, esattamente quelle che riuscivo a racimolare per un ora di lezione privata. E in effetti, scrivendo tre pezzi da 300 parole in un’ora circa, mi sarei portata 9 euro a casa rispettando l’obiettivo che mi ero imposta.

Tutto stava, agli inizi, ad aver tanto lavoro per coprire tutte le ore di lavoro giornaliere.

Nel mio caso quindi tariffa oraria e tariffa a parola sostanzialmente corrispondevano, vero è che per proporre una tariffa oraria ad un cliente, bisogna che abbia una immensa fiducia nei tuoi confronti.

Il mio consiglio è dunque quello di decidere prima di tutto quanto vale il proprio tempo, e far in modo che tariffa oraria e tariffa a battuta corrispondano, grosso modo.

Tempistiche

Il prezzo finale che farai al cliente dipende anche dalle tempistiche imposte. Ovviamente se un lavoro deve essere consegnato in brevissimo tempo, costringendoti magari a lavorare nel fine settimana, questo dovrà essere meglio retribuito: la percentuale in aggiunta la devi decidere tu in base al genere di progetto e al genere di rinunce cui ti costringe.

Difficolta’

Ci sono dei lavori che sono più complicati e difficili di altri, vuoi per la loro consistenza, vuoi per la loro durata, vuoi per il cliente pedante, vuoi anche per l’argomento da trattare. Se un determinato argomento sarà più complesso da trattare, ovviamente ti richiederà maggior dispendio di fatica e tempo: è logico dunque che la retribuzione debba essere superiore rispetto a condizioni normali.

Le tasse

Quando fai un prezzo devi sempre considerare che un buon 20%, nel caso di ritenuta d’acconto e un bel 21% nel caso di Partita Iva se ne andranno in tasse. In fase di preventivo dunque devi sempre tenere in considerazione questo elemento. Per quel che mi riguarda, al cliente propongo la mia tariffazione ben specificando che si tratta di un compenso netto.

Esperienza

La si accumula a fatica, ma presto o tardi la si può far valere tutta. D’altronde la professionalità acquisita sul campo, è una sorta di medaglia al valore che nessuno ci può togliere. A raccontare delle nostre gesta eroiche ci pensa il curriculum o il portfolio e quando un cliente desidera avere a che fare con un web content d’esperienza, beh, deve mettere mano al suo conto paypal.

Personalmente mi sono resa conto d’aver potuto far valere la mia esperienza quando, tirando su il prezzo dei preventivi, comunque questi venivano accettati. Quanti anni ci sono voluti? Almeno tre.

La concorrenza

Ovviamente tenere d’occhio la concorrenza (si tratti di colleghi, amici, nemici o quant’altro) non significa giocare al ribasso, ma ricordare che sul mercato non si è da soli; questo in buona sostanza consentirà di sopravvivere e di adeguare i tuoi prezzi. Una buona idea sarebbe quella di consultarsi periodicamente con i colleghi o interpellare di tanto in tanto gli amici che si occupano di creazione contenuti.

Il cliente

Altro parametro non da poco è rappresentato dal tipo di cliente con il quale hai a che fare. Se a pelle ti rendi conto che si tratta di un cliente puntiglioso, che probabilmente richiederà una marea di modifiche, potresti proporgli un preventivo leggermente più alto, che metta in conto anche i ritocchi al lavoro che dovrai probabilmente fare, al contrario, se hai a che fare con un cliente alla mano, perché non venirgli incontro il più possibile?

Inoltre in base alla disponibilità del cliente, il preventivo potrebbe essere più o meno alto: lavorare per una multinazionale o lavorare per il piccolo panificio sotto casa che decide di mettersi online, sono due cose ben diverse anche quando si parla di retribuzione. Non sempre però si ha subito un’idea ben precisa del cliente che si ha davanti; in quel caso io rompo il ghiaccio con una domanda abbastanza semplice: “Che budget aveva in mente?

Cosa ne pensate? Il sondaggio

Ecco i risultati del sondaggio “Il giusto prezzo”:

  • il 36.67% dei votanti definiscono il prezzo in base al cliente ed al lavoro che si trovano davanti;
  • a grande sorpresa il 30% dei partecipanti preferisce una retribuzione oraria. Non è ben chiaro se realmente la applichino;
  • il 20% si fa retribuire più di 0,01 cent a parola;
  • il 3,33% opta per una retribuzione pari a 0,01 cent a parola;
  • il restante 10% alla domanda “Quanto reputi sia giusto far pagare un tuo articolo” risponde “altro”.

Per concludere è bene ricordare che fissare sul proprio lavoro dei prezzi troppo bassi non solo rovina il mercato, ma mette in dubbio la professionalità del tuo lavoro: tu ti fideresti di un dentista che fa un prezzo stracciato?

Photo credit: Rivista da Mark Collins

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Di Claudia Zedda

Sono una scrittrice cagliaritana, web content, laureata in lettere moderne con indirizzo socio antropologico, ricercatrice indipendente e creativa cronica. Ho pubblicato due saggi tutti incentrati sulla tradizione sarda (Creature Fantastiche in Sardegna ed Est Antigoriu), un romanzo (L'Amuleto) e oltre ad esserefreelance.it gestisco il sito www.claudiazedda.it, www.bottegakreativa.it e www.koendi.it Visitali per conoscermi meglio!

37 commenti a “Freelance: questione di prezzo”
  1. Io farei un’altra precisazione però, partendo dal fatto che le tue indicazioni non fanno una piega e non potevi essere più chiara ed utile a questo lettore e a chi cerchi di saperne di più..
    Bisognerebbe tenere conto anche di quella fetta di mercato che sono i pubblicisti, che spesso son davvero sottopagati e si accontentano di scrivere gratuitamente o per un solo euro! ..per poi ricevere il tesserino.
    Purtroppo c’è anche questo lato oscuro dell’essere scrittori, e pensa, addirittura su veri e propri giornali cartacei!

  2. Condivido perfettamente Alessio! E’ una realtà della quale ho deciso non far parte per diversi motivi, ma purtroppo esiste e andrebbe tutelata. A tal proposito ti faccio presente questo link: http://www.settimopotere.com/index.php?option=com_content&view=article&id=3809%3Ada-agosto-addio-allalbo-dei-giornalisti-pubblicisti&catid=40%3Acronaca&Itemid=17
    Pare che da Agosto i pubblicisti così come noi li conosciamo, non esisteranno più!
    Grazie per aver condiviso il tuo parere e a presto!

  3. L’errore alla base di questo articolo è che, come al solito su internet, si parla di “scrivere” senza minimamente tener conto dei contenuti. Una sorta di “scrivere per scrivere”, un cane che si morde la coda insomma.

    Ok, vogliamo scrivere. Ma di che scriviamo? Ci sono cose di cui siamo abbastanza esperti da poterci scrivere su? È su QUELLO che dobbiamo puntare.

    Faccio un esempio: io sono un freelance, non nel campo della scrittura (sono un musicista), ma mi capita spesso di scrivere articoli su riviste specializzate nel mio campo. Tu pensi che io, se dovessi vendere un mio articolo in cui ci metto la mia esperienza, NON come scrittore “per se” ma come esperto di ciò di cui sto scrivendo, accetterei anche un prezzo di 0,04 a parola? 😉 Una richiesta del genere si dissolve in un bel dito medio alzato da parte mia, a quel punto ci si cerca un altro cliente. Ma forse è perché sto guardando il tutto da un altro punto di vista, in genere io gli articoli prima li scrivo, poi cerco di piazzarmi a chi mi offre delle condizioni economiche che mi stanno bene…

    Leggo che hai pubblicato saggi sulle tradizioni sarde… accetteresti un pagamento da FAME quale € 0,01 (ma anche 0,03, 0,04 €) a parola per un articolo sulle tradizioni sarde, ovvero un argomento di cui la tua esperienza professionale è provata dai fatti? 😉

    Quando metti sullo stesso piano scrittori freelance, articolisti e “web content” secondo me fai un’operazione non molto corretta, perché potenzialmente metti sullo stesso piano gente esperta e cazzari corresponsabili dei peggiori siti spam che riempiono la rete.

    È vero che hai menzionato il fattore “esperienza”, ma perdonami, non mi ha soddisfatto più di tanto. Si parla sempre di “web content”… ti puoi ritenere uno scrittore “esperto” se hai fatto tre anni di articolismo selvaggio spammosissimo su città che nemmeno hai mai visitato rimaneggiando altre informazioni spammosissime a 0,50 € ad articolo per qualche sitaccio che ha come unico scopo quello di finire in cima ai risultati di Google? 😉 Scusami, ma mi rifiuto!

    Un ultimo appunto, questa volta alla sezione Tasse: esiste la P.IVA con il regime dei minimi, per i minori di 35 anni con un reddito inferiore a 30.000 €, credo che valga la pena di consigliarla, come soluzione. No Iva, no ritenuta, no studi di settore e Irpef bassa. Ma consultate il vostro commercialista (che avrebbe già dovuto avvisarvi, se siete u35 come me).

  4. beh spero per chi sta attendendo di diventare pubblicista che non sia così, mi dispiacerebbe davvero per loro..ho parecchi amici in questa situazione..e conoscevo questa notizia che non è affatto bella..
    unica cosa che forse fa ben sperare è il fatto che in tempi di crisi, con il governo in cerca di entrate continue…
    ..insomma non si proceda davvero con questo provvedimento..
    però essendo proprio del governo monti non ci son molte speranze..

  5. legge sull’equo compenso in studio al parlamento (speriamo…)
    http://www.odg.toscana.it/news/news-generiche/equo-compenso_107.html

    sull’abolizione dei pubblicisti, non è affatto come paventato all’inizio, ci sarà sicuramente una riforma (l’ordine punta a mettere l’esame di stato anche per i pubblicisti) ma gli elenchi dei pubblicisti e professionisti rimarranno sicuramente. La cosa è ancora in divenire ma molto difficilmente ci sarà l’abolizione

    http://www.odg.toscana.it/news/news-generiche/liberalizzazioni-severino-nessuno-pensa-di-abolire-gli-ordini_101.html

  6. Personalmente al momento ho un blog per pura passione e non mi è ancora mai capitato di venir pagata per quello che scrivo. Ma concordo sul quello che dici in toto. Soprattutto di tener conto di come si rovina il mercato e quindi anche i propri interessi ad andare sempre al ribasso. Lo dico da guida turistica, dove questa abitudine sta prendendo veramente troppo piede e i risultati si vedo già …

    Colgo l’occasione per aprire un altro argomento che mi sembra di aver colto nella blogsfera: quando si scrive qualcosa nel proprio blog venendo pagati da chi produce quel bene, non pensate che sia bene avvisare il lettore?

    Personalmente ho fatto la scelta di scrivere solo su quello che ho provato e che reputo valido (oppure che sconsiglio assolutamente), ma mi sembra che non tutti la pensino così!

  7. @Izze
    Tanto per cominciare grazie per il tuo commento, che credo ti sia costato tempo e fatica.
    Facciamo un pò di ordine. Mai parlato di scrivere tanto per scrivere e non credo che il web sia solo questo. Mi dispiace che tu abbia avuto modo di conoscere esclusivamente questa faccia dell’online.
    Io sono un’antropologa e ricercatrice indipendente di tradizioni sarde e devo confessarti che con la stesura dei miei saggi ( due per la precisione ) ho guadagnato molto meno che 0,01 cent a parola. (Mai sentito parlare dei miseri diritti d’autore?) Di contro mi sono fatta un nome nel settore, una certa credibilità che si traduce in professionalità e contatti, per dirla in breve “Esperienza” e collaborazioni successive. E tanto per la cronaca è quasi pronto il mio prossimo saggio e in dirittura d’arrivo il mio primo romanzo. Credo che ciascuna situazione meriti di essere valutata a parte, con poche dita alzate quanto piuttosto con professionalità e cognizione di causa.
    Una freccia a favore degli articolisti che tu definisci se non vado errando come “cazzari corresponsabili dei peggiori siti spam che riempiono la rete”. Oltre ad essere ingiusto, offendi una categoria di lavoratori che sta incatenata al pc tutta una giornata. Ci saranno pure i cazzari, come in qualsiasi settore, ma la tua presa di posizione mi pare sconsiderata. D’altronde far di tutta l’erba un fascio non mi è mai parso giusto. Ci sta che sei arrabbiato ma se desideri rispetto devi essere pronto a riservarlo anche agli altri.
    In merito al discorso “esperienza” che vuoi che ti dica: ciascuno accumula l’esperienza che può. Quando questa è di qualità il web la premia.

    Grazie infine per il tuo ultimo appunto che io considero piuttosto un consiglio.
    A presto.
    Have a good day

  8. @Monica
    Ciao Monica e benvenuta
    si credo anche io che la sincerità nei confronti dei propri lettori venga sempre ripagata! I lettori d’altronde sono attentissimi e delusi una volta sarà difficile riconquistarli.

  9. Ma arrabbiato di che, sono solo considerazioni. Basta passare un po’ di tempo online per leggerne tante.

    Se un “articolista”, come lo chiami tu, sta incatenato al pc tutta la giornata, mi piacerebbe sapere quale esperienza può accumulare per poter scrivere di qualcosa. Penso a chi (l’esempio circostanziato che ho fatto, quindi non parlo di tutti) scrive di località da Quito a Shanghai evidentemente senza averle mai visitate (se sta incatenato al pc… 🙂 ), essendo pagato quasi niente. Se hai visitato un luogo e vuoi farne un reportage serio, non te lo fai sottopagare, anzi. Se te lo fai sottopagare vuol dire che rimaneggi altre informazioni, e quindi parli di ciò che conosci a malapena solo perché ti offrono due lire, e dunque se non sei un cazzaro sei al limite. Pura e semplice logica. Capisci cosa intendo? 😉

    Io che non sto tutta la giornata al pc e scrivo di ciò che faccio vendo i miei articoli a una cifra che quasi mi mette in imbarazzo di fronte a una professionista che parla di tariffe al di sotto della soglia della vita dignitosa. Voglio dire, tu professionista della scrittura dovresti prendere molto di più di me che scrivo come attività collaterale. E invece non è così. È su questo che vorrei lanciare un piccolo spunto di riflessione.

    P.S. nessuna fatica, i commenti li scrivo di getto!

  10. @Izze
    Se si dovesse scrivere solo di quel che si è realmente visto, buona parte della “romanzistica” mondiale che ci diletta, non esisterebbe. Non mi sento per cui di aggredire chi lo fa, a patto che lo faccia con competenza. No dunque al copia ed incolla sterile; d’altronde un testo già scritto da altri può essere integrato di informazioni, rivisto, rieditato, pensato per il web, ottimizzato seo, imbellettato. In ogni caso il senso dell’articolo non è e non vuole diventare questo.
    Non è in questione quel che guadagno io ad oggi, informazione che per altro non ho dato in quanto suscettibile a molte, moltissime varianti. Quando ho parlato di un compenso di base di 0,01 cent a parola mi riferivo a chi esordisce su questo mondo. Mi pareva d’essere stata chiara. Evidentemente non a sufficienza.
    D’altronde lavorando per il web, (io sono una di quelle che resta incatenata al pc per tutta la giornata lavorativa) e conoscendo relativamente bene il mercato, non me la sento di dare a chi inizia cifre fuori dalla realtà. La competenza va pagata, non ci piove, ma il web non è Utopia e io no, non sono Thomas More: semplicemente cerco di descrivere le cose come stanno. Felice per te che riesci a chiedere cifre notevoli per la tua competenza.

  11. Completamente d’accordo con Izze. Sono capitato su questo blog per caso e mi sono soffermato a leggere questo pezzo, preponderante ma del tutto inefficace. La scrittura è una cosa seria ragazzi, io sono un giornalista pubblicista laureato in Scienze della Comunicazione e un Master in Cinema e Mass Media che da 10 anni scrive per testate cartacee e magazine on.line. Vi assicuro che scrivere 300 parole, come giustamente fa notare Izze, su un argomento che conosciamo a malapena, non è scrittura: è riempire parzialmente un foglio word bianco. Io mi occupo di arte, cultura e spettacoli e per fare un pezzo di minimo 1800 battute (questi sono gli standard) devo sapere quello di cui parlo, devo averle studiate certe cose, devo documentarmi sul campo e quando parlo di cinema (il 90% delle volte) devo intervistare attori e registi. Inoltre bisogna sapere a memoria la storia del cinema, generi e correnti, la differenza tra una panoramica e una carrellata, bisogna avere familiarità con l’effetto Kulesov e i saggi di Truffaut, conoscere Godard, Dreyer e Bunuel…e via dicendo. Non si può parlare di tutto e scrivere articoli su tutto, a meno che non sei un genio (e in quel caso non faresti lo scrittore per guadagnare una miseria). Insomma, non ci si può improvvisare articolisti passando indifferentemente dalla fusione nucleare all’ultimo gol di Matri. Voi fate tre articoli l’ora? Nulla da ridire per carità, beati voi (io rispetto tutti). Noi uno scritto di 300 parole purtroppo non lo possiamo chiamare articolo e neppure pezzo e una cartella (di 1800 battute e un giorno di lavoro solo per documentarmi sul regista, vedere il film e scriverci sopra senza contare eventuali interviste) a me veniva pagata 5 euro quando ho iniziato. In questo articolo si usa spesso la parola scrivere e va bene, ma Scrivere è tutta un’altra cosa. E’ sputarci sangue, è uscire a trovarti gli articoli per strada come i miei colleghi cronisti (onore a Giovanni Tizian) e scattare foto (non stare tutta la giornata attaccati al pc) e trovare collaborazioni con quotidiani, redazioni e magazine non è facile come trovare contenuti per il web. Un’ultima cosa, nessuno toglierà l’elenco dei pubblicisti come nessuno toglierà questa figura: per diventarlo però, dal 13 agosto in poi, bisognerà avere 3000 euro di ricevute, laurea, 2 anni di tirocinio presso una testata giornalistica e sostenere l’esame di stato. Solo dopo si potrà scegliere se iscriversi all’albo dei professionisti o dei pubblicisti. Questo è stato deciso all’ultimo consiglio al quale ero presente. Buone giornate.

  12. Mi accodo ai commenti di Claudia aggiungendo che un Web Writer SERIO si DOCUMENTA prima di scrivere. Il punto è che un Web Writer/Copywriter freelance, se vuole campare, non può rifiutare a prescindere di scrivere riguardo a un argomento che non conosce, ma chiaramente deve informarsi, e bene. Izze, tu fai il musicista: quanti tuoi colleghi per cominciare accettano un panino e una birra come compenso per una serata? Vale lo stesso per i Web Writer: non può chiedere 10 euro per un articolo di 300 parole senza aver accumulato un po’ di esperienza, ti rispondono con una pernacchia.
    D’altro canto, anche per fare l’avvocato devi fare lo schiavo due anni come tirocinante e per diventare giornalista le cose non sono molto differenti.
    Inoltre c’è da dire un’altra cosa: con Google Panda i contenuti di scarsa qualità vanno a farsi benedire. O ci metti qualità o le prime posizioni in Google News o nelle Serp te le scordi…

  13. @Osvaldo
    Ciao e grazie per essere passato di qua. Molto apprezzate le tue precisazioni in merito al ruolo di pubblicista, e naturalmente le tue opinioni. D’altronde in questo spazio sono ben’accette quelle pro e soprattutto contro quel che inserisco come contenuto: sono queste ultime a stimolarmi per la maggiore.
    Temo purtroppo che si sia perso un poco il filo del discorso: non credo d’aver detto e nemmeno invitato i lettori, nel mio pezzo, a scrivere di tutto, pur quando non ne siano informati. Quindi non riesco a contestualizzare la tua premessa 🙁
    In secondo luogo l’articolo Osvaldo è rivolto alla scrittura per il web, profondamente diversa rispetto a quella per il cartaceo con il quale per altro collaboro periodicamente. Non credo di dover essere io a dirti che i due generi di scrittura sono sostanzialmente diversi, e che la scrittura on spesso deve essere più rapida e incisiva, tendenza per altro che sto riscontrando anche nei giornali “in carne ed ossa”.
    Ovviamente ci sono delle eccellenti eccezioni: http://www.mediterraneaonline.eu, magazine web con il quale collaboro, di cultura mediterranea, approfondisce gli argomenti, quindi non sarebbero sufficienti “300 parole” per raccontare un concetto.
    Per il resto benvenuto in questo spazio web. Spero di rileggerti presto”.

  14. voglio solo esprimere tutto il mio supporto al ragazzo/a che ti ha scritto – se tutti ragionassero così, pensando al mercato nella sua completezza, oggi anche per noi sviluppatori si potrebbe affrontare il quotidiano nettamente meglio 🙂

  15. 1 centesimo a parola è un prezzo troppo basso. Io non scendo sotto i 4 centesimi, ma dipende da quanti articoli mi chiedono e quanta difficoltà occorre per scriverli.

  16. @Daniele
    Condivido Daniele, con 1 centesimo a parola non ci si potrebbe vivere per altro. Ma agli inizi ci si deve pur far le ossa. 🙂 Grazie per la tua opinione e ovviamente grazie a tutti. I commenti sono un ottimo momento di scambio.

  17. Io ricorderei di distinguere bene i pubblicisti da chi scrive solo ed esclusivamente nel web. Sono due mondi a parte, totalmente diversi. Cambiano le competenze, i prezzi, cambia tutto. Non dimentichiamolo!

    Io non scendo mai sotto 0,02 ent a parola per semplici articoli di blog, quelli da poche battute per intenderci, mentre per approfondimenti, articoli di un certo livello ecc non accetto meno di 0,04 cent, come Daniele.

    Un discorso a parte, poi, per i contenuti di pagine web aziendali. Lì calcolo in base al progetto e i prezzi sono decisamente diversi.

    C’è un’unica parola che accomuna tutti, credo: la gavetta. Come in ogni lavoro, esiste anche qui e come tutti sanno, se sei all’inizio nessuno ti darà mai quello che speri (o meriti), in soldini!

  18. @ Beatrice
    Precisa ed esaustiva come al solito Bea 😉
    Pensavo che noi freelance dovremmo incontrarci più spesso per far il punto della questione e delle tariffe applicate. Sarebbe utile e divertente.

  19. A parte che anche per scrivere un articolo di 300 parole bisogna documentarsi (altrimenti si tratta di aria fritta), il Web è sostanzialmente differente da un giornale cartaceo, come dice Bea. Sono due universi distanti ma complementari.
    In 1800 battute, poi, possono essere racchiuse una marea di scemenze, magari condite da una quantità spasmodica di avverbi e aggettivi per allungare il brodo o rigirare la frittata.
    Si può essere efficaci anche con 300 parole, non per forza bisogna scrivere ogni volta Guerra e Pace. Certo, 300 parole non esauriscono un argomento, non scherziamo! Al limite lo introducono: possono essere considerati un piccolo “aperitivo” in vista di un “pranzo” ben più sostanzioso.
    Sul Web possono convivere tranquillamente articoli brevi e articoli più approfonditi, magari rendendo quest’ultimi scaricabili in pdf in modo da poterli leggere con tutta tranquillità sul proprio eReader o dopo averli stampati.

  20. “Izze, tu fai il musicista: quanti tuoi colleghi per cominciare accettano un panino e una birra come compenso per una serata?”

    È vero. Ma è anche vero che si può iniziare nelle parrocchie e con le rassegne. Quelli che suonano gratis nei locali rovinano il mercato anche se sono dei principianti assoluti, perché al padrone del locale non interessa la qualità della musica, bensì interessa la gente che gli porti, e i liceali portano una VALANGA di amichetti. Insomma, il parallelismo tra il localaro e il proprietario del sitarello del cazzo che commissiona articoli-spam con l’unico scopo di avere dei click sui banner pubblicitari è praticamente PERFETTO. Spazzatura culturale fa il localaro, spazzatura culturale fa il proprietario del sito.

    “Temo purtroppo che si sia perso un poco il filo del discorso: non credo d’aver detto e nemmeno invitato i lettori, nel mio pezzo, a scrivere di tutto”

    Ma da quanto si capisce è nella natura del lavoro che fai. A volte ho la sensazione che se io ti chiedessi per il mio sito (ben inteso che io non ho un sito di questo tipo e non mi sto riferendo strettamente a te, è un esempio molto generale) per 50 € di scrivermi per dopodomani una preghiera, un racconto erotico, la descrizione di Kuala Lumpur (senza esserci stato) o il report di un concerto di Mina (essendo nato e.g. nel 1988) lo faresti senza batter ciglio.

    “In secondo luogo l’articolo Osvaldo è rivolto alla scrittura per il web, profondamente diversa rispetto a quella per il cartaceo con il quale per altro collaboro periodicamente. Non credo di dover essere io a dirti che i due generi di scrittura sono sostanzialmente diversi, e che la scrittura on spesso deve essere più rapida e incisiva, tendenza per altro che sto riscontrando anche nei giornali “in carne ed ossa”.”

    Ma il fatto che sia diversa e che necessiti di un altro tipo di trattamento tecnico (penso al SEO per esempio) non significa che le categorie espresse da Osvaldo non si applichino. Per scrivere un racconto erotico non puoi essere un verginello, per scrivere di Kuala Lumpur ci devi aver soggiornato, per scrivere il report di un concerto di Mina ci devi essere andato. Non si scappa da questo.

    Per il resto, sono tornato sul sito perché oggi molte categorie di freelance sono impegnati nel “Professional Day”, ed ero curioso di sapere se questo sito aveva preso una posizione in merito alla protesta… ma non c’è niente.

  21. ciao Claudia,

    complimenti per il post, ero alla ricerca di tariffe e ti ho trovato tramite http://www.mysocialweb.it di Riccardo Esposito.
    Mi ripropongo di ritornare e gustarmi tutto il blog.

    Veniamo al sodo:
    premessa, non ho letto tutti i commenti perché vado un po’ di fretta ma ci tenevo comunque a commentare, quindi non so se avete chiarito il punto riguardo le tasse.

    Quanto dici nel punto sulle tasse al 21%, a mio avviso c’è un errore. Se credo quello che volevi intendere.
    Quella è l’iva ed è una partita di giro.
    Le tasse sono un po’ più complicate da calcolare ma diciamo che sono intorno al 50% del netto fatturato al cliente. Poi in realtà ci sono altre spese che incidono nell’azienda o nel pagamento delle tasse di un lavoratore autonomo o di un professionista

    Credo che le tariffe che sono in essere siano scandalose.
    Non dico di applicare il tariffario dell’ordine dei giornalisti ma sicuramente è inconcepibile pagare questo tipo di tariffe.

    Chi scrive non può essere paragonato a chi lavora in catena di montaggio. Non è pensabile pagare una persona né in base alle ore né in base alla quantità di parole.

    Il contenuto qualitativo paga e rende. Preferisco pagare una persona per le reali qualità e se sa anche ottimizzare un post in base alle canoniche regole seo che pagare un tot al kilo.
    La ricerca delle fonti, la comparazione delle notizie, ed altri punti importanti che non sto qui a scrivere, come li quantifichiamo?

    Chi cade nella trappola di farsi pagare ad ore sbaglia e sbaglia anche il datore che accetta, chi cade nella trappola di farsi pagare a parola dovrebbe considerare anche questo tipo di tempo.

    Ma questo è un mio pensiero, certo che il mondo sta andando, purtroppo, da un’altra parte.

    ciao e buon lavoro,
    arrivederci, perché ritorno. 😉
    MAX

  22. 🙂 Ci conto Max. Grazie per aver condiviso con noi il tuo punto di vista. Come avrai notato e come è giusto che sia, si tratta di un argomento un pelino caldo, ma quel che conta è che ciascuno dica la propria. D’altronde il mercato è fatto da chi il web lo vive e solo in questo modo si possono conoscere le tendenze, quelle vere, di chi scrive!
    Alla prossima!

  23. Ho letto con attenzione l’articolo ed i commenti. Confesso il mio debole per i contenuti di questo blog, che frequento spesso.

    Questo, in particolare, è un argomento che mi solletica molto e sul quale ho spesso scritto anche io:
    http://artigianodibabele.blogspot.it/2012/06/ancora-sulle-tariffe-per-un-freelance.html

    In estrema sintesi, credo che la qualità nn si possa regalare. Capisco che agli inizi si possa e forse si debba anche lavorare quasi gratis, ma questo meccanismo ora è ampiamente sfruttato ad uso e consumo dei web editor più smaliziati per disporre di un esercito di scrittori a basso costo.

    Questo mi risulta particolarmente vero per i contenuti Web in generale.
    Io ho ricevuto offerte risibili e a fronte delle mie osservazioni mi sono sentito rispondere: “Ma che mi frega, devo riempire ed aggiornare frequentemente pagine web a basso costo per alimentare il page rank…”. Però io ho la fortuna di non dover accettare per forza, quindi non critico chi fa scelte diverse.

    Ma quando mi hanno commissionato un White Paper tecnico ed ho fatto un certo prezzo, mi sono sentito rispondere: “Ma Tizio lo farebbe con soli 600 Euro…” … e fattelo fare da Tizio!

    Io non posso lavorare per almeno 100-120 ore, su una tematica altamente specialistica, a meno di 6 Euro l’ora!
    La mia colf, contributi in regola compresi, ne prende circa 9! Ma in un eco-sistema in cui sembra lecito aspettarsi che qualcuno accetti di lavorare gratis, è chiaro che certe dinamiche potrebbero diffondersi anche in aree diverse dal Web.

    In conclusione, ognuno è libero di fare quello che crede, però state attenti a non pensare che “lavorare quasi gratis” sia normale, perchè questo concetto è distruttivo per la qualità dei contenuti e quando si abbassa la qualità, questo implica svantaggi per tutti, sia individuali che sociali.

    Un saluto a tutti.

  24. Ciao Alessandro,
    grazie per aver condiviso con noi il tuo punto di vista. E’ un argomento spinoso e personalissimo, di cui reputo sia bene parlare. D’altronde quando si lavora, qualunque sia il lavoro che si fa, è fondamentale essere retribuiti equamente: ne andrebbe della propria passione, della propria professionalità.
    A presto!

  25. Ma cosa sta dicendo questo esaltato di Izze?
    “Quelli che suonano gratis nei locali rovinano il mercato anche se sono dei principianti assoluti, perché al padrone del locale non interessa la qualità della musica, bensì interessa la gente che gli porti, e i liceali portano una VALANGA di amichetti”. Ma dai…. se tu come musicista affermato non riesci a portare in un locale più gente di una band di quindicenni forse è meglio che cambi mestiere. Io dico Viva la libertà di ognuno di farsi pagare per quello che ritiene giusto in base alla sua esperienza e alle sue esigenze. Viva la concorrenza: del resto se in questo paese non esiste è perché le caste di vari ordini professionali hanno stabilito dei prezzi minimi. Viva anche quelli che scrivono male, perché così si vede la differenza. Viva anche quelli che scrivono gratis, perché se un giorno dovessero scrivere bene quanto gli altri, forse anche per noi, come per Izze, sarà arrivato il momento di cambiare mestiere.

  26. mentre io scrivo un testo a o,o1 centesimi (circa 3 euro/ora)la donna che lava le scale nel condominio di casa mia ha totalizzato 8 euro, beata lei!

  27. Ho letto l’articolo ed il dibattito tra Claudia e Izze, ed entrambi, a mio parere, hanno colto un aspetto importante della questione, ma l’animosità ostacola l’obiettività.

    Inizio con Claudia, che ringrazio per aver aperto la discussione. Claudia, essendo scrittrice, ha necessariamente un punto di vista legato alla comunicazione, quindi il suo obiettivo è produrre testi comprensibili e scorrevoli, dotati di un buon lessico, e con una sintassi corretta. Queste capacità sono trasversali e si possono utilizzare per affrontare qualsiasi argomento. E’ questo il valore che Claudia offre ai propri clienti, mentre il contenuto può cambiare di volta in volta. Il metro migliore per fare content writing potrebbe essere il conteggio delle parole. Claudia accetta vari tipi di cliente senza porsi immediatamente dei limiti di competenza.

    Izze invece non è uno scrittore, ma un esperto in un particolare settore, quindi per lui il content writing è prima di tutto il contenuto e non la forma, la quale potrebbe anche non essere ottimale. Per Izze chi fa content writing deve conoscere bene ciò che scrive. Chiaramente Izze non scriverà mai nulla in ambiti diversi dal suo, anzi detesta chi lo fa, perché infesta il web di cose superficiali. Il cliente di Izze paga la sua passione per la musica, l’accesso che Izze ha avuto a notizie, ambienti e persone difficilmente raggiungibili, solo in secondo piano considera il suo stile di scrittura.

    Chi ha ragione? Entrambi. Perchè Claudia e Izze NON hanno lo stesso target. Ognuno sta facendo la cosa giusta, nel proprio lavoro.

    In questo momento io sono più interessato al target di Claudia. E penso che molti stiano cercando la stessa cosa. Sono emerse nuove figure professionali con il web, il “content writing” è fratello del “seo” e del “social media marketing”. Spesso è una sola persona ad occuparsi di queste attività, perché sono tutte collegate tra loro.
    Questa persona non è necessariamente un esperto di ogni settore che affronta, ma deve sapere scrivere, conoscere bene internet, usare alcuni strumenti particolari, e deve avere sufficiente flessibilità per apprendere in fretta le situazioni: trovare e analizzare i competitor, le azioni ed i trend del momento, le novità, le esigenze della clientela, ecc…
    Cosa deve fare il content writer? Deve affiancare e talvolta sostituire il proprio comittente, deve generare il contenuto da diffondere nel web, nei social network, negli annunci AdWords e nelle Newsletter.

    In Italia questo tipo di lavoro è meno strano di quel che si pensi, perché ci sono molte PMI, le quali non hanno un ufficio marketing, la comunicazione aziendale è spesso improvvisata, non hanno neanche un paragrafo che racconti di loro, e nemmeno il logo è disponibile in forma vettoriale!! Quindi, a ben guardare, le PMI hanno estremo bisogno di esterni che curino i testi, e l’intera comunicazione aziendale!
    Abbiamo le agenzie di comunicazione, che normalmente si accaparrano i clienti grossi e fanno campagne marketing articolate, e poi i freelance, che hanno i clienti minori, i quali hanno molto bisogno di aiuto ma cercano di spendere poco. Quindi partiamo già considerando questo fatto: non sarà facilissimo trovare il cliente che chiede lavori continuativi e ti ricopre di denaro, spesso il bisogno è una tantum, come un sito, un catalogo…. e quando va bene c’è da aggiornare un blog o tenere una newsletter periodica.
    Le domande sono molte: fare questo lavoro come freelance è possibile, interessante, riconosciuto… oppure è meglio farsi assumere da una agenzia di comunicazione? Quanto sono disposti a pagare i clienti? Percepiscono il valore che stiamo dando o pensano che il nostro sia un hobby remunerabile a piacere? Quanta disponibilità ci chiedono oltre al normale orario di lavoro (esempi: emergenza fiera a pochi giorni, imminente pubblicazione del sito, lavoro da fare di notte o nel week end per inviare lunedì mattina)!
    Lavorare a tariffa secondo me è possibile solo se si ha uno standard, e si hanno cose facili da affrontare, ma spesso bisogna fare analisi e ricerca, a volte in settori difficili, e con tempi stretti. Credo sia molto difficile quantificare tutto allo stesso modo… o con dei parametri.
    Io non sono un copy writer, però faccio qualcosa di simile. Sono ancora lontano da aver definito cosa può fare e quanto può costare un freelance copy writer… almeno del tipo che ho spiegato nel mio commento.

  28. Buonasera, sono capitata per caso in questo sito e ho letto con grande interesse sia l’articolo di Claudia con cui sono d’accordo, perché pure io ragiono così), sia i vari post. Premetto di essere un’articolista, oppure “cazzara corresponsabile dei peggiori siti spam che riempiono la rete”. Oggi ho avuto una discussione via e-mail con un potenziale cliente sul prezzo. Stamattina stavo controllando sui vari forum se c’erano alcune offerte interessanti, quando mi contatta un tale, dicendomi di contattarlo via mail perché aveva degli articoli urgenti da sottopormi. Scrivo la mail dicendo che sono interessata e chiedendo di saperne di più, perché l’omino voleva sapere il prezzo ma non ha detto null’altro. Seconda mail, mi dice che per il pagamento si fa Paypal e via (quindi manco ricevuta di prestazione occasionale potevo fare, io non ho Partita IVA) e quanto chiedevo per un articolo di 800 parole. Senza saperlo, ho applicato il ragionamento descritto perfettamente da Claudia aggiungendoci pure l’eventualità che questo facesse il furbo e mi dicesse che lo scritto non andava bene, ma intanto io glielo avevo inviato e poteva spacciarlo per suo.e gli ho sparato 15 Euro con consegna stasera sul tardi, Mi ha scritto che manco chi ha Partita IVA ha prezzi così e che non capisce come possa avere giro, oltre a comunicarmi di aver trovato gente disposta a fargli lo stesso scritto per ben 4,00 Euro. Praticamente, 0,005 centesimi a parola. Mi ha letteralmente demolita con tre mail, senza sapere neanche come scrivo e cosa scrivo, che esperienze ho, che conoscenze ho e sto acquisendo, se le 3 lingue che ho studiato a scuola le scrivo bene o meno, se i miei continui studi sul turismo e sull’enogastronomia sono concreti o devo darmi all’ippica, se sto buttando via i soldi che mi guadagno visto che ricerco sempre corsi di aggiornamento sull’argomento turismo, web marketing, lingue e altro, visto che in alcuni post si mette in dubbio pure l’esperienza di un fantomatico articolista perché non esce di casa. Sinceramente io non mi svendo, la mia tariffa non scende al di sotto dei 0,02 centesimi a parola da cui togliere ovviamente la ritenuta di acconto, perché di norma emetto sempre ricevuta e sono restia a scrivere “in nero”; posso fare cifre forfettarie che dipendono da tempistiche, mole di lavoro e se il lavoro è abbastanza costante, anche se non continuativo (magari!!). Collaboro con privati e siti da anni e ammetto che a volte ci rimetto, ma con uno ho libertà piena di scrivere rispettando il numero di parole, con altri seguo direttive e mi gratificano sempre in un modo o nell’altro, pure se inserisco articoli in più (e non glieli faccio pagare) o mi permetto di dare suggerimenti, il tutto e serve a migliorare il risultato finale. Al tipo potevo chiedere diretta che cifra avesse in mente, ma sinceramente non ci ho pensato. Detto questo, chi scende sotto 0,01 centesimi a parola non ha alba di cosa significhi fare questo lavoro, mio pensiero personale. Saluti e complimenti a Claudia, scusa se ho scritto un papiro!

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