Ci giravo intorno da almeno due anni e alla fine ci sono cascata: no, non ho deciso di aprire un nuovo sito, piuttosto mi sono dovuta piegare alla ragion di stato aprendomi la partita iva.

Te lo confesso: la decisione è stata piuttosto sofferta. D’altronde ogni qual volta mi è capitato di parlare con amici, colleghi e conoscenti che hanno dovuto aprirne una, i commenti non erano per niente piacevoli. Comprenderai il mio reverenziale timore nei confronti della partita iva e dei commercialisti. Ma si sa, alcune situazioni fanno di necessità virtù e io da un mese sono diventata una freelance virtuosa, piuttosto virtuosa.

Anche tu ci stai pensando intensamente? Anche tu rimandi l’idea a giornate meno incasinate, che per altro non arriveranno mai? Anche tu vieni percorsa da un brivido di paura quando il pensiero della partita iva ti viene a trovare. Fatti una bella tazza di tè e parliamone.

Perché aprire la partita iva

Non di certo per scelta. Insomma eccezion fatta per i temerari che sognano di aprirsi una partita iva fin da quando hanno cinque anni, per intenderci quando i bambini normali desiderano fare i pompieri o i calciatori, ecco a parte questi piccoli folli, la partita iva oggi come oggi si apre per necessità. E la necessità è rappresentata dall’aver superato i guadagni annui di 5 mila euro, qualunque sia il numero di clienti verso i quali si emette ricevuta. Hai superato la soglia? Abbraccia forte la ritenuta d’acconto, promettile che presto o tardi vi rivedrete, dimentica le ricevute e inizia a pensare come azienda individuale: è tempo di partita iva.

Vantaggi: ce ne sono?

L’ho aperta da pochi mesi e per ora i vantaggi che ho riscontrato sono almeno tre:

  • sbatterla in faccia a chi credeva che a casa, davanti al computer giocassi. Invece no, mi sono aperta la partita iva ciò significa che non solo lavoro, ma guadagno pure. Tiè!
  • richiedere venga emessa fattura a tuo nome per i servizi o i prodotti che acquisti e che sono inerenti alla tua attività: telefonino, pc, tablet, scrivania, e chi più ne ha più ne metta;
  • evitare che l’Ufficio delle Entrate, entri in casa tua con una di quelle lettere poco piacevoli nelle quali si parla di accertamenti.

Partita Iva quanto mi costi

Ovviamente non è tutto oro quel che luccica (se i punti precedenti t’erano sembrati oro). I costi ci sono per quanto a tutta prima ti si dica che aprire una partita iva in regime dei minimi convenga e pure parecchio. Se con le care e tanto amate ricevute la ritenuta d’acconto era del 20% sul compenso, che per altro tu nemmeno vedevi ma che il cliente versava con F24 quando gli pareva, ora la situazione è leggermente cambiata. Di Iva non c’è traccia nel nostro regime, ma i costi non mancano. Eccoli qui:

  • iscrizione alla gestione separata dell’inps che a fine anno significa un quasi 28% sui tuoi guadagni versati al vecchio istituto pensionistico. Pare però che se accidentalmente ti si fratturi la prima, seconda e terza falange battendo fortemente sui tasti del tuo portatile, tu sia assicurato e che i contributi, chissà per cosa, chissà per chi, vengano versati. Questo aspetto lo devo ancora approfondire, quindi chi ne sa più di me condivida pure le sue conoscenze.
  • Un 5% annuo sui tuoi guadagni come costi vivi relativi alla tua PI (a fine anno ti dirò con sicurezza);
  • il commercialista. Il mio nello specifico mi chiede 33 euro al mese per un totale di 396 euro alla quale andranno aggiunte 100 euro per la compilazione dell’Unico. Alcuni mi hanno consigliato di gestirmi autonomamente gli aspetti fiscali relativi alla PI, risparmiando così almeno 400 euro, ma per il primo anno preferisco non pensare proprio a niente.

I vecchi clienti

Ovviamente dovrai informare i tuoi clienti del cambiamento: non gli verrà più consegnata a fine mese la ricevuta ma una bella fattura priva di iva. Da notare: se vuoi stare dentro i costi dovrai informarli di un incremento dei tuoi prezzi. Rabbrividiamo. Di questo parleremo la settimana prossima, perché sì, da parlarne ce n’è, e pure tanto.

Di Claudia Zedda

Sono una scrittrice cagliaritana, web content, laureata in lettere moderne con indirizzo socio antropologico, ricercatrice indipendente e creativa cronica. Ho pubblicato due saggi tutti incentrati sulla tradizione sarda (Creature Fantastiche in Sardegna ed Est Antigoriu), un romanzo (L'Amuleto) e oltre ad esserefreelance.it gestisco il sito www.claudiazedda.it, www.bottegakreativa.it e www.koendi.it Visitali per conoscermi meglio!

5 commenti a “Partita Iva: perchè un freelance dovrebbe aprirla”
  1. Grande Claudia!
    Stesso percorso 🙂
    Sono sicura che ce la faremo!

    In bocca al lupo per tutto e complimenti perché come al solito riesci a essere vicina alle persone con post come questo.

    Silvia

  2. Ciao Silvia, in bocca al lupo anche a te! A fine anno possiamo organizzare un incontro virtuale e piangere (ma soprattutto ridere) sulle tasse versate!

    Ti abbraccio. Grazie!

  3. Ciao Claudia. Ecco un esempio sfolgorante che dimostra la differenza fra CHI SA SCRIVERE (come te) e l’oscuro mondo dei commercialisti che quando gli vai a chiedere “cosa devo fare e quanto mi costa aprire la P.IVA?” iniziano a parlare in “serpentese” come Harry Potter.
    Complimenti per la limpida ed essenziale esposizione! 😉

  4. Grazie Alessandro, anche io per capirci veramente qualcosa ho dovuto buttarmi in questa avventura. Eppure se qualcuno spiegasse bene da subito… bhe non è troppo difficile! A fine anno ci sarà da fare un bel report per vedere se ho capito bene per davvero! A presto!

  5. Ciao! Io mi ero informata e il mio commercialista è bravo e mi ha spiegato tutto per bene… ma, non per farmi gli affari tuoi, tu vai tanto sopra le 5000 euro l’anno oppure poco? Perché c’è chi dice che aprire partita iva e non raggiungere un certo reddito annuo conviene ben poco. io sono titubante per questo, perché per ora diciamo che potrei essere intorno agli 8000… se tutto va come va adesso. tu che dici?

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