Non è che l’idea sia venuta proprio a me, ma dopo una, due, tre richieste ho ben pensato di mettere su ebook il mio primo saggio. Più vado avanti nella sua nuova stesura, più  mi innamoro della mia isola. E come se intorno a me fosse imbrunire e io stessi seduta nel cuore della gola del Gorroppu, vedendo passare davanti a me parole all’interno delle quali ritrovo profumi, ricordi, passato, presente, magia e tradizione che non meritano di morire in silenzio.

Sono trascorsi tre anni dalla pubblicazione del libro, ma ancora continuo a trovare squisitamente affascinanti le streghe vampiro isolane, dannate e suadenti, misteriose e sfuggenti e sono sicura che presto o tardi  una jana (le nostre piccole fate), la incontrerò per davvero, magari proprio a Giave dove pare si nascondano. Il rapporto con le anime dei dannati (sa reula) resta ancora conflittuale, sotto sotto mi intimorisce pensare che questa schiera infernale potrei incontrarla per davvero passeggiando in una campagna sarda poco prima che faccia buio. Lo strazio che a lungo ho provato per quelle poverine morte di parto, le panas, che a luna piena compaiono nei pressi dei lavatoi, pur dopo aver approfondito il mistero, ancora non si smorza.

Non è semplice trasformare un saggio – tesi di laurea in un ebook, ma quando Creature Fantastiche in Sardegna prenderà la via del digitale sarò fiera del mio tentativo: quando lo leggerai potrai sapere un po’ di più di quest’isola della quale si parla tanto, ma di cui si racconta troppo poco.

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Ok, non voglio venderti il mio libro – ebook, ma se avessi voluto convincerti, probabilmente avrei usato questa tecnica: lo storytelling. Magari il mio stile è un po’ da affinare, ma pare che i professionisti sappiano vendere qualsiasi cosa utilizzando lo storytelling, per dirla facile raccontando la storia, le qualità, il potenziale del prodotto, meglio se incrementando la narrazione con esperienze di vita vissuta.

D’altronde io stessa preferisco prenotare una stanza in un albergo raccontato, fatto di emozioni, sapori, suoni ed esperienze, piuttosto che non in una struttura efficiente, dotata di ogni comfort e magari fronte mare.

Quando ho scoperto lo storytelling la prima cosa che ho pensato è stata: “Wow”, la seconda: “per cosa potrei utilizzare la tecnica”, la terza: “come diavolo racconto un prodotto?”.

Qualche risposta in più l’ho avuta dando uno sguardo al video del discorso di apertura tenuto da Steve Jobs a Stanford e ho capito che la tecnica è più che convincente, e che più di un brand la utilizza da tempo. Perché già raccontando un prodotto, il futuro acquirente lo sente più suo.

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Gli ingredienti dello storytelling

Tanto per cominciare, da quel che mi è sembrato di capire, ci devi mettere il cuore, o per lo meno, cercare di farlo. Insomma raccontando i pregi di una piscina prefabbricata della ditta X, metterci il cuore mi sembra esagerato, si potrà però raccontare al cliente le emozioni che si provano a bordo di una piscina, meglio se del brand X che promuovi.

Cuore ed emozioni temo non siano sufficienti: le parole devono essere attive, semplici, dirette. E questa non dovrebbe essere una novità: che che se ne dica, chi scrive lo fa per farsi leggere, ed il modo migliore per riuscire nel proprio intento è quello d’essere chiaro, incisivo, immediato. Pochi giri di parole e più fatti, poco importa se il messaggio lo concretizzi in 100 parole e non in 250.

Infine credo che sia fondamentale comprendere a pieno il potenziale delle parole. Usando quelle giuste si potrà intrigare, annoiare, innervosire, irritare, stimolare il lettore che il più delle volte è anche cliente – acquirente. Questo è in fondo il segreto dello storytelling: il potere della parola e del racconto, ma questo non te lo devo certo star a dire io. Se scrivi conosci bene il potenziale del verbo!

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Come usare lo storytelling

A rischio di sembrare banale credo che l’impiego più gettonato dello storytelling sia relativo alla vendita di un prodotto. Se ti racconto con quanta semplicità io casalinga ho smacchiato quella tovaglia sporca di vino con il detersivo X, tu immediatamente ti domandi: e se avesse ragione? Se poi sono proprio convincente al prossimo giro di carrello al supermercato, te lo acquisti pure il detersivo X e magari ne resti anche contento e fai promozione in prima persona al prodotto, parlandone con amici e parenti. “No guarda, le macchie non sono più un problema da che ho scoperto il detersivo bla bla bla.!”

Credo che lo storytelling possa tornare utile anche per la promozione di eventi. La presentazione di un libro pubblicizzata alla maniera convenzionale potrebbe annoiare chiunque: “La presentazione si terra nella sala A, alle ore X, in presenza dell’autrice Y” è cosa che abbiamo già sentito.

“Ho già sentito parlare l’autrice Y del suo libro. E’ strano come le parole da lei raccontate prendano improvvisamente vita trascinandoti in un mondo magico. Potresti lasciarti catturare anche tu. Ti aspetta nella sala A, alle ore X” è tutta un’altra cosa.

Utilizzerò la tecnica per la prossima presentazione e ti farò sapere se funziona. D’altronde tentar non può certo nuocermi!

Infine lo storytelling può essere a mio parere molto utile per vendersi. Una bella pagina “About Me”, un bel Curriculum Biografia, potrebbe aiutare il cliente a capirti meglio, a fidarsi di te.

L’argomento lo puoi approfondire leggendo questo articolo, ma anche questo e questo, e io posso approfondire ascoltando – leggendo il tuo punto di vista. Che ne dici dello scambio?

 

Photo Credit: girlgeekdinnersroma

 

 

Di Claudia Zedda

Sono una scrittrice cagliaritana, web content, laureata in lettere moderne con indirizzo socio antropologico, ricercatrice indipendente e creativa cronica. Ho pubblicato due saggi tutti incentrati sulla tradizione sarda (Creature Fantastiche in Sardegna ed Est Antigoriu), un romanzo (L'Amuleto) e oltre ad esserefreelance.it gestisco il sito www.claudiazedda.it, www.bottegakreativa.it e www.koendi.it Visitali per conoscermi meglio!

3 commenti a “Ti racconto una storia: lo storytelling”
  1. Già con questo articolo hai impiegato bene la tecnica dello storytelling 😉
    Sicuramente importante saper raccontare e coinvolgere il lettore su molti piani emotivi, ma è fondamentale anche valutare la qualità del prodotto che stai vendendo. Molto spesso leggo articoli scritti in maniera splendida, mi appassiono alla lettura, non voglio neanche arrivare alla fine, ma quando ci arrivo non ne so fare il riassunto. Un articolo così è fine a se stesso, e l’unica cosa che mi lascia sono un paio di espressioni che posso riusare e modificare a modo mio. Utile certo, ma non abbastanza per arricchire il lettore che, tranquilla, se ne accorge…

  2. Naturalmente. La tecnica può essere usata anche in maniera ingannevole. Ma se si ha un buon prodotto da “vendere”, la si può usare per affascinare ancora di più il lettore.
    Ad esempio quando parlo di Sardegna e dei miei viaggi, io normalmente li racconto, tentando di far entrare il lettore nelle parole, che poi diventano profumi, sapori e luoghi. Credo che a quel punto lo storytelling possa essere utile: è un pò come vivere un’esperienza comodamente sdraiati nella propria poltrona 🙂
    Grazie d’essere passata Angela.

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