Davvero una bella domanda, che complica la vita dei freelance alle prime armi e che col tempo, vuoi soprattutto per l’esperienza e per l’abitudine che si fa al proprio lavoro, si da risposta da sola.[adsenseyu1]

E non credere esista una risposta univoca. Ciascuno propone il metodo di retribuzione e tariffe che preferisce e che meglio si adattano al proprio lavoro. Personalmente ho proposto entrambe le forme di pagamento e posso dire con una certa sicurezza che il cliente preferisce una tariffazione fissa, per quanto a conti fatti sia più vantaggioso lavorare seguendo una tariffazione oraria che dia concreta risposta economica al tempo impiegato per svolgere il lavoro.

Complicato? Nemmeno più di tanto.

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Il fascino della tariffa oraria

Per proporre una tariffazione oraria ad un cliente x, questo deve in linea generale avere un’ampia e diffusa fiducia nei confronti del lavoratore freelance.  Mettiamoci nei panni di chi ci commissiona un lavoro: vuole sapere non solamente in quanto tempo saremo in grado di svolgere l’incarico, le modalità di consegna e di pagamento, ma soprattutto è interessato a conoscere (come dargli torto) in anticipo quanto dovrà sborsare. E’ un periodo critico per tutti, non solamente per i lavoratori freelance!

A lavoro concluso si potrebbe dover presentare una fattura fin troppo alta al cliente che potrebbe seguire due strade per niente auspicabili:

  • non effettuare il pagamento
  • pagare e non contattarci mai più.

Contando che i prezzi che un professionista propone sono sempre esagerati a detta di chi commissiona il lavoro, sarà probabile che in fase di presentazione del conto il cliente abbia di che lamentarsi ed entrambe le soluzioni che potrebbe decidere di seguire non ci soddisfano per niente. Meglio, non soddisfano per niente il freelance che conosce la prima regola del mestiere: accontentare sempre il cliente!

Quindi la tariffa oraria è da scartare a priori? Non direi proprio! In alcuni casi (ammettiamolo, si tratta di casi rarissimi) è proprio il cliente a proporla. In questo caso ci troviamo davanti ad un committente che sa quanto tempo si impiega per svolgere un determinato lavoro, e ha già chiara in mente la retribuzione dovuta. Il mio consiglio è quello di chiarire la mole di lavoro che a tuo parere riuscirai a svolgere in un ora, cercando di trovare un punto d’accordo con chi ti propone il lavoro. Il segreto è ridurre al minimo le sorprese, chiaramente se negative.

Il cliente potrà optare per una tariffa oraria anche nel caso in cui abbia già lavorato con te e si fidi ciecamente della tua onestà. A questo punto non ti resta che determinare il costo orario per il tuo lavoro e metterti sotto con l’incarico. E’ comunque sempre consigliabile parlare di una cifra finale orientativa che copra l’intero progetto, in modo che in fase di pagamento le discussioni siano ridotte al minimo.

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La confortante tariffa forfettaria

Il problema principale della tariffa forfettaria è quello della determinazione del prezzo da proporre per lo svolgimento del progetto. Il pericolo è quello che ossessiona molti liberi professionisti: la paura di dover dedicare un numero eccessivo di ore al progetto, specialmente in caso di clienti difficili, e in conclusione di non ricevere un pagamento adeguato.

Esiste una soluzione anche a questo problema. Prima di tutto si deve aver ben chiaro in testa il tipo di lavoro che il cliente desidera ottenere. Un documento scritto che specifichi i vari punti del progetto e che dia ufficialmente l’incarico al freelance è una forma di tutela non da poco.

In seguito si dovrà specificare quante modifiche al progetto si è disposti a concedere gratuitamente (mi riferisco a quelle modifiche che il cliente propone in corso d’opera). Fatti presenti questi aspetti, anche il cliente più difficile si farà mansueto o vedrà incrementare il costo del progetto.

A questo punto non ci resta che definire la tariffa forfettaria da proporre al cliente. Quale quella giusta? Varia in base al tuo talento, alla tua esperienza, alla tua creatività, al nome di cui godi, alla tua velocità etc. Purtroppo, e questo rende la definizione di un prezzo giusto davvero difficile, non esiste un tariffario cui appoggiarsi e a cui fare riferimento, dunque ciascuno dovrà creare il proprio tariffario personale. Come? Non svendendo mai il proprio lavoro , cercando di farsi un’idea seppure vaga dei prezzi in circolazione e avendo sempre ben chiaro la tipologia di cliente che si ha davanti (privato, ente pubblico, azienda etc).

La tecnica che io utilizzo quando devo fare un prezzo per la stesura di un articolo è molto semplice. Prima di tutto mi faccio un’idea della tariffa oraria che considero appropriata per quel genere di progetto (tenendo conto del cliente, delle sue esigenze, della difficoltà del lavoro, della mia esperienza, dei tempi di consegna e via di seguito) e in seguito definisco il tempo che mi sarà necessario per svolgere quel determinato lavoro.

A questo punto posso trasformare molto facilmente la tariffa oraria in tariffa forfettaria, facendo contento il cliente e sicura di non sottovalutare il mio lavoro.

Sta tutto nell’iniziare.

Per la mia esperienza la tariffa oraria di un web content può variare dalle 6 alle 20 euro. Tu che ne pensi?

Photo Credit: Miikka Skaffari

Di Claudia Zedda

Sono una scrittrice cagliaritana, web content, laureata in lettere moderne con indirizzo socio antropologico, ricercatrice indipendente e creativa cronica. Ho pubblicato due saggi tutti incentrati sulla tradizione sarda (Creature Fantastiche in Sardegna ed Est Antigoriu), un romanzo (L'Amuleto) e oltre ad esserefreelance.it gestisco il sito www.claudiazedda.it, www.bottegakreativa.it e www.koendi.it Visitali per conoscermi meglio!

14 commenti a “Retribuzione del Freelance: tariffa oraria o fissa?”
  1. Dò la mia opinione da “non esperto” del settore in quanto non faccio il web writer ne di professione ne a livello amatoriale (ho solo un blog mio personale). Dò per scontato che si capisca la fondamentale differenza tra scrivere per il web e scrivere per la carta stampata. E quindi… se scrivendo per la carta stampata esiste una regolamentazione ben precisa e ufficiale per il tabellario prezzi, perchè nel web non esiste? tutti i “problemi” nascono da lì secondo me. CARTA STAMPATA = pagamento e tariffario prezzi stabilito. WEB = libero mercato dei prezzi al ribasso. Capovolgo la domanda allora, conoscete qualcuno che scriva per la carta stampata al di sotto dei 0,01 centesimi per parola? (parlo in riferimento anche a settimanali di nicchia con poche copie di vendita all’attivo)

  2. Post molto interessante Claudia. Penso che la tariffa oraria per un freelance non abbia molto senso, perché il tempo che si impiega per fare un qualsiasi lavoro può variare da persona a persona.. uno può essere molto veloce a scrivere sulla tastiera o avere la capacità di gestire più azioni contemporaneamente – e dunque accorciare i tempi – e un altro essere più lento ma non per questo meno talentuoso.

    Inoltre c’è da contare che in un lavoro svolto in autonomia, chi lo ha commissionato non ha alcun modo di verificare l’effettivo tempo dedicato, e quindi sarebbe una paga in un certo senso “fasulla”.

    Trovo che la retribuzione migliore sia fissa ad articolo, magari variando in base ad alcuni parametri (numero battute, presenza o meno di interviste, partecipazione o meno a eventi o conferenze stampa…), e trovo inoltre che una retribuzione equa parte dai 5 € per un articolo di 1000 battute con una o più foto, mentre anche io arrivo a 18-20 € per articoli di lunghezza maggiore.

  3. Io, personalmente, credo che ci sia un minimo sotto il quale non si può scendere. Orientativamente sono sui 30 € per pezzi neile 2.500 battute. Di più evito proprio di farli, a sto punto, se ho tanto da scrivere, ne propongo due da 2.500 a testate differenti…

    ciao!

  4. La tariffa non può essere fissata senon si conosce le esigenze del cliente : quindi bisogna proporre una forcella nella quale siano contemplati i parametri di lunghezza e qualità . Detta forcella ,in caso di proposta di un nuovo lavoro da parte dello stesso cliente, verrà sostituita da una tariffa fissa o a forfait data la conoscenza da parte del cliente delle capacità e delle esigenze dall’altra parte. Vi sembra banale? ciao

  5. Ciao a tutti, riguardo al costo orario ho scritto un post e inserito un foglio di calcolo che può aiutarvi, includendo tutte le possibili voci di costo, le spese e i gironi lavorativi.
    Lo trovate qui : http://bit.ly/lkkD1U

    Ciao a tutti

  6. L’affermazione “non esiste un tariffario cui appoggiarsi e a cui fare riferimento, dunque ciascuno dovrà creare il proprio tariffario personale” e’ inesatta.

    Nel settore della produzione di contenuti giornalistici esiste da tempo il Tariffario dell’accordo FNSI/USPI, sul quale possono “appoggiarsi” i giornalisti che lavorano nella stampa periodica locale e no profit, ma che puo’ essere un “riferimento” anche per chi produce contenuti in altri ambiti, se non altro per farsi una idea di quanto vale il proprio lavoro.

    Il documento in questione si trova qui:

    http://www.fnsi.it/Pub_contratti/Pag_fnsi_uspi.asp

  7. Grazie per la segnalazione Carlo, ritengo tornerà utile a tanti per quanto,a mio parere, mal rispecchi la realtà che ogni giorno un freelance immerso nel mondo web (e perché no, anche cartaceo) si trovi a vivere.

    Un magazine online con una certa difficoltà potrà retribuirmi per un articolo 60 euro, per quanto anche all’albo dei giornalisti di Cagliari siano convinti del contrario.

    A quel che mi risulta non esiste un tariffario concreto, reale che ben si possa applicare alla quotidianità, per quanto dalla pubblicazione dell’articolo in questione, ho notato che i freelance silenziosamente stiano creando autonomamente il proprio.
    Freelance non per niente 🙂

    A presto!

  8. Più che “tariffa oraria o fissa”, credo che la questione fondamentale sia un’altra: dove diavolo trovo qualcuno che mi paghi?

  9. Mi occupo di un altro settore ma il problema della tariffazione del lavoro da freelance è la stessa. A proposito di tariffe ho trovato un articolo utilissimo perchè quando ho iniziato il “Varia in base al tuo talento, alla tua esperienza, alla tua creatività” era un vero problema :p
    http://blog.illustrationcastle.com/2007/04/23/how-much-to-charge-for-illustrations/
    Sono d’accordo con il proporre una cifra forfaittaria al cliente comprensiva di un tot di modifiche (le modifche possono diventare un incubo se si lascia il cliente a briglia sciolta!) ma credo che per sapere quanto mettere in sto benedetto preventivo si debba prima aver ben presente la propria tariffa oraria.
    Se non si fa lo stesso lavoro da 15anni non è che la cifra forfaittaria ce la si può inventare…
    Personalmente, dopo aver calcolato la mia tariffa oraria (come da link) penso che sia molto utile fare una stima realistica di quanto tempo ci vuole per fare il lavoro richiesto (non quanto ci metto io in particolare ma quanto ci si mette facendo la media fra superman e una lumaca) in modo da avere un numero di ore da moltiplicare per la nostra tariffa oraria.
    Solo una volta trovata questa cifra si possono fare tutte le valutazioni del caso cioè del tipo: ci metterò +/- delle ore che ho ipotizzato? quanto è disposto a spendere questo cliente? sono principiante/spero/famoso? ecc
    Ecco.. tutto tenendo sempre ben presente che un tecnico non prende mai meno di 35€ l’ora e che una colf viaggia sui 10€.

  10. SALVE! mi chiamo Irene. non sono una professionista, mi sto affacciando nell’ambito del web writing, web content che dir si voglia da autodidatta. attualmente è la mia principale occupazione: grazie a tutti quei cv che ho inviato, finalmente ho trovato alcuni siti web che rimunerano gli articolisti. alcuni di questi siti propongono la paga in base alle visualizzazioni dell’articolo, altri una tariffazione fissa ad articolo… e c’è chi mia ha chiesto un preventivo. essendo la prima volta, tutte le informazioni che ho trovato in questo blog mi sono state utilissime!

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