Lavorare in pigiama

Prima di diventare quella che sono, per lo meno professionalmente, le mie esperienze lavorative mi hanno sempre portata lontana da casa. In alcuni casi il posto di lavoro stava a 20 minuti dalla mia casetta, in altri 40 o 50 minuti più in là. Quel periodo della mia vita faccio fatica a ricordarlo con precisione: quel che non si dimentica tanto facilmente è lo stress del traffico e del ritardo, dell’abbigliamento perfetto e del trucco da rinnovare ogni mattina che una pennellata di colore non guasta mai, specie in inverno. Da cinque anni circa il mio ufficio dista meno di un minuto dalla mia camera da letto e in alcuni casi, la mia camera da letto diventa il mio ufficio.

Detto questo andiamo al sodo: oggi non parliamo dei pro e dei contro del lavorare a casa; è probabile che tu ne sappia più di me! Oggi parliamo di un altro aspetto del lavorare in casa, oggi parliamo del pigiama.

Le statistiche

Sorvolando su quelle ufficiali che confermano il fatto, passo senza troppi giri di parole al dato di prima mano: buona parte dei miei colleghi non è che lavorino proprio in pigiama, ma delle volte sì, si trovano con il pigiama addosso a pochi minuti dall’orario di pranzo. Ok, nel grande mucchio ci sono anche io che non è che lavori proprio in pigiama, ma spesso “colaziono”, riordino la casa e faccio trascorrere buona parte della giornata in deshabille.

Ovviamente prima del rientro a casa di mio marito, intorno alle 13,00 cerco di prendere forma di donna e non di fagottino di pile, ma il restyling troppo rapido è sempre poco naturale.

Pigiama si’, pigiama no

Detto questo è da qualche tempo (complice la bella temperatura) che sto cercando di invertire la rotta e devo ammetterlo: i pro del non lavorare in pigiama sono tantissimi, e visto che un’abitudine diventa tale dopo circa 30 giorni di pratica, sono vicina all’appendere al chiodo la mia divisa da super eroina del web, il pigiama con le renne e le stelline!

Sono nata stanca. E’ questa la predisposizione mentale che mi investe quando tengo indosso il pigiama: uno sbadiglio tira l’altro e il bisogno di caffè o di ginseng è una costante. Sembrerà una sciocchezza, ma lavarsi la faccia e indossare qualcosa di fresco e comodo è in grado di cambiare l’aspetto della giornata (e non solo) e ti può rendere sorprendentemente più produttiva e propositiva!

Freelance: il fashionstyle. Insomma, se la direttrice del Runway mi potesse vedere a lavoro non dubito che mi denuncerebbe per cattivo gusto, ma a mio parere l’abbigliamento ideale per chi lavora in casa, sempre che non abbia un appuntamento di lavoro deve essere comodo. Una bella tuta, scarpe da tennis e occhiali da vista vanno benissimo per la sottoscritta; una divisa dignitosa, tanto Miranda Priestly è da un po’ che non passa a casa.

Il postino può bussare anche tre volte. Lavorare con indosso un abbigliamento di cui non ci si deve vergognare ha i suoi vantaggi. Già che io sono un’amante dello shopping online (adoro quei deliziosi pulsanti con su scritto “compra subito”) ora non devo fare più i salti mortali quando citofona il postino con il suo “C’è da firmare”.

Ordine mentale. All’ordine fisico deve seguire un ordine mentale piuttosto complicato da raggiungere. Io riesco nel tentativo preparando la to do list del giorno seguente a fine giornata lavorativa e cercando di mantenere in ordine la scrivania e l’ufficio (ma questa è un’altra storia).

E tu? Cosa ne pensi, ma soprattutto come ti vesti?

Photo Credit:  Pinterest

@Esserefreelance

 

Di Claudia Zedda

Sono una scrittrice cagliaritana, web content, laureata in lettere moderne con indirizzo socio antropologico, ricercatrice indipendente e creativa cronica. Ho pubblicato due saggi tutti incentrati sulla tradizione sarda (Creature Fantastiche in Sardegna ed Est Antigoriu), un romanzo (L'Amuleto) e oltre ad esserefreelance.it gestisco il sito www.claudiazedda.it, www.bottegakreativa.it e www.koendi.it Visitali per conoscermi meglio!

6 commenti a “Freelance in pigiama: quando si lavora in casa”
  1. …totalmente d’accordo! appartengo alla schiera dei lavoratori “old style”, ma le volte in cui ho lavorato da casa la tendenza pigiama-capelliarruffati-calzettoni era prevalente…Sulle prime ti pare un lusso ma finisce che ti guardi allo specchio e non ti piaci nemmeno un po’. Suggerisco le tute di Intimissimi: passerebbero anche l’esame Miranda ; )

  2. Concordo anche io. Mi capita spesso di rimanere in pigiama, ma prepararsi “per andare” a lavoro ha i suoi vantaggi.

    Oltre al postino menzionerei le videochiamate. Quante volte il video di skype rimane spento perché non posso farmi vedere in pigiama 🙂

  3. Le video chiamate su Skype sono il mio incubo. A parte l’abbigliamento c’è pure da considerare il casino di sfondo. L’ufficio in ordine è un altro tasto dolente! Ahahah

  4. Ciao, complimenti per il blog. Mi è capitato per lunghi periodi di lavorare da casa, ancora lo faccio, e credo che il primo passo per farlo bene sia non lavorare in pigiama: ho notato che chi vive con te (prima genitori, ora moglie) ti prende di più sul serio.
    Altre cose che faccio in telelavoro: separo telefono ed email privati da quelli che uso per lavorare, cerco di ritagliarmi sempre 2-3 ore in cui non ci sono per nessuno.

    Mi permetto di segnalare un post scritto da me sull’argomento, sperando di offrirvi altri spunti utili.

    http://www.klugg.it/lavorare-da-casa-consigli-telelavoro/

    Ciao a tutti

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