Eccomi risorta. Sono stata impegnata nella correzione del mio ultimo romanzo. Oggi finalmente l’ho inviato. Ho incrociato le dita, fatto tre giri su me stessa, ballato qualche danza di buon auspicio, sparpagliato sale alle mie spalle e detto qualche preghierina.

Per cui ora me la godo. Domani inizierò a chiedermi “ma quanto ci mettono per leggere 250 pagine?” e partirà l’impazienza compulsiva, il controllo autolesionista delle mail e di whatsapp. Ma oggi me la godo e già che sono bella rilassata nella mia scrivania ho ben pensato di scrivere un post e rispondere a qualche mail. Partiamo con il post.

Per scrivere il post di oggi, come faccio normalmente, prendo spunto dalla mia vita. Prendo spunto dalla scheda di lettura che mi è stata rigirata in valutazione del romanzo. Bellissima, mi ha motivato, mi ha fatto brillare gli occhi, ha spolverato il mio ego di scrittrice, ma… c’è un ma.

Incappo sempre nello stesso errore e l’editor, impietoso, me lo ha fatto notare.

Saper accettare le critiche è importante. Io ho imparato da poco, e ti confesso che è una dote che non cambierei per niente al mondo. Sono quasi sempre costruttive, ti aiutano a perfezionare il tuo stile, o per lo meno lo mettono in questione.

Il mio problema è sempre lo stesso, troppi aggettivi, metafore che rasentano il lirico, similitudini ridondanti. Aia che male. Sentirselo dire, così come ti si direbbe, ti vedo dimagrita, fa male. Ok, ho ammortizzato il colpo, mi sono leccata le ferite e poi mi sono rimessa in pista. D’altronde, dico io, ho 35 anni. Fossi perfetta fin da ora sai che palle.

Lungaggini: ecco come risolvere il problema

Il re dei consigli è sempre lo stesso, rileggi e possibilmente fallo ad alta voce.

Bene, mentre lo fai ecco cosa devo/i tenere a mente:

  • la frase è troppo complicata. Dopo averla letta dici “Eh?”. E’ probabile che vada cancellata.
  • le frasi troppo lunghe sono un campanello d’allarme. Togli il navigatore automatico e leggi con attenzione. Servono tutte quelle parole?
  • i giri di parole, oh i giri di parole. Mi piacciono molto. Fanno vedere quanto sei bravo con le parole, ma ahimè, sono inutili. Depenna e piangi in silenzio.
  • tutti questi aggettivi, tutte queste metafore, tutte queste similitudini servono al lettore per capire qualcosa di più del tuo racconto? Se la risposta è no, depenna.

Detto questo ecco cosa mi ha ricordato la scheda di lettura che ho ricevuto qualche giorno fa:

  • non scrivo per autocelebrarmi ma per farmi capire
  • non devo avere mai paura di cancellare
  • le cose migliori che ho scritto, sono anche le più semplici

D’altronde il pericolo delle lungaggini fa venire i brividi: crea un divario spaventoso fra intenti e fruibilità. Questo significa che se il testo non si capisce non è fruibile e quindi il lettore passa a qualcosa di più alla mano. Il peggior incubo di uno scrittore.

Se queste cosette sono valide per la stesura di un romanzo sono cento volte più importanti per la creazione di un post. Quando il lettore naviga ha meno tempo, meno voglia, meno concentrazione: scrivi concetti utili e semplificali al massimo, il resto verrà da sé.

Passo e chiudo, è tempo di rispondere ad alcune mail.

Di Claudia Zedda

Sono una scrittrice cagliaritana, web content, laureata in lettere moderne con indirizzo socio antropologico, ricercatrice indipendente e creativa cronica. Ho pubblicato due saggi tutti incentrati sulla tradizione sarda (Creature Fantastiche in Sardegna ed Est Antigoriu), un romanzo (L'Amuleto) e oltre ad esserefreelance.it gestisco il sito www.claudiazedda.it, www.bottegakreativa.it e www.koendi.it Visitali per conoscermi meglio!

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